2014. Trinidad festeggia 500 anni dalla sua fondazione da parte dei conquistatori spagnoli.
Arrivare a Trinidad nella luce calda del tardo pomeriggio, è come guardare una foto seppiata e volerne indovinare la data: è tutto sospeso in uno spazio atemporale non molto ben definito.
Fa caldo, le strade brulicano di persone…il ciottolato crea un rumore continuo che stordisce. L’idea migliore quindi è aspettare, godersi il mare magari…e approfittare dell’alba per sorprendere la città nel suo straordinario colore.
E all’alba è ancora intatta Trinidad, 500 anni ben portati, sonnecchia leggera nei suoi bellissimi abbinamenti cromatici, vestita di verdi e di azzurri, di ombra e di acqua, accompagna a scuola le divise dei bambini.
Salite e discese di labirinto guidano il cesto del venditore di pane, del vecchio che porta i secchi d’acqua. Il mercatino turistico non è ancora cominciato ma qualcuno cammina per strada con il pesce appena pescato e la frutta raccolta in un laccio. Qualcuno pulisce la soglia con la scopa, qualcun altro aspetta alla finestra che passi ancora il carretto del cavallo.
Si sveglia Trinidad al suono di un gruppetto di musicisti, chiunque potrebbe riconoscere quel motivetto. Sbadiglia ai primi muratori al lavoro, si affaccia curiosa nelle cucine, scopre una macelleria sulla strada, un banchetto all’angolo. Il santero invita qualcuno a casa, una vecchia chiede qualche spicciolo per una foto. La Bodeguita del Medio è ancora chiusa e non sembra un caso la macchina d’epoca parcheggiata li davanti.
Ma tutto è perfetto, tra coloniale e pulito, non a caso Trinidad è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO, festeggia il suo anniversario in questa luce fresca, col suo abito migliore, risponde al saluto dei lampioni ancora accesi, si riconosce nei cancelli, nelle curve, nei dettagli delle case, nelle finestre….
Mette allegria svegliarsi a Trinidad: sono così di buonumore che potrei raccontarle un segreto.
Arrivare a Trinidad nella luce calda del tardo pomeriggio, è come guardare una foto seppiata e volerne indovinare la data: è tutto sospeso in uno spazio atemporale non molto ben definito.
Fa caldo, le strade brulicano di persone…il ciottolato crea un rumore continuo che stordisce. L’idea migliore quindi è aspettare, godersi il mare magari…e approfittare dell’alba per sorprendere la città nel suo straordinario colore.
E all’alba è ancora intatta Trinidad, 500 anni ben portati, sonnecchia leggera nei suoi bellissimi abbinamenti cromatici, vestita di verdi e di azzurri, di ombra e di acqua, accompagna a scuola le divise dei bambini.
Salite e discese di labirinto guidano il cesto del venditore di pane, del vecchio che porta i secchi d’acqua. Il mercatino turistico non è ancora cominciato ma qualcuno cammina per strada con il pesce appena pescato e la frutta raccolta in un laccio. Qualcuno pulisce la soglia con la scopa, qualcun altro aspetta alla finestra che passi ancora il carretto del cavallo.
Si sveglia Trinidad al suono di un gruppetto di musicisti, chiunque potrebbe riconoscere quel motivetto. Sbadiglia ai primi muratori al lavoro, si affaccia curiosa nelle cucine, scopre una macelleria sulla strada, un banchetto all’angolo. Il santero invita qualcuno a casa, una vecchia chiede qualche spicciolo per una foto. La Bodeguita del Medio è ancora chiusa e non sembra un caso la macchina d’epoca parcheggiata li davanti.
Ma tutto è perfetto, tra coloniale e pulito, non a caso Trinidad è stata dichiarata patrimonio dell’UNESCO, festeggia il suo anniversario in questa luce fresca, col suo abito migliore, risponde al saluto dei lampioni ancora accesi, si riconosce nei cancelli, nelle curve, nei dettagli delle case, nelle finestre….
Mette allegria svegliarsi a Trinidad: sono così di buonumore che potrei raccontarle un segreto.