La prima volta che F. mi vede, fa qualche domanda distratta
su chi sono. Mi ascolta molto al di sopra del punto dove sono io, aspetta un
secondo in silenzio, a voler assimilare la mia risposta (o forse è una pausa
teatrale), e poi dice:
“io ti invidio…perché vedrai per la prima volta la luce di Dečani”.
Il cammino che mi separa da Dečani è di diversi giorni ancora, ma questa frase si ripete di continuo nella mia testa durante l’attesa.
Per un fotografo la luce è tutto, sorprende sempre nelle sue infinite sfaccettature, è mutabile, inaferrabile, è per questo forse che il fotografo si intestardisce tanto a inseguirla armato di un mezzo che ha solo due variabili di funzionamento….l’utopia della bellezza…
La promessa di un posto che possiede una sua luce non può che essere affascinante.
Dečani è un monastero della Chiesa Ortodossa Serba in Kosovo, la sua importanza spiritale per gli ortodossi non deriva soltanto dal fatto che sia la più grande chiesa medievale dei Balcani, ma forse dal fatto che è stata fondata dal re serbo Stefano Dečanski nel 1327, che è sepolto nel monastero stesso, facendo di Dečani anche un mausoleo. Dečani all’interno del suo stile romanico contiene il più grande affresco bizantino giunto fino a noi: migliaia di ritratti e storie che ripercorrono il Nuovo Testamento .
Nel 2004 viene inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO e fino al 2014 era sotto la protezione delle Nazioni Unite.
Io ho avuto davvero la fortuna di scoprire la luce di Dečani, perché i miei occhi hanno potuto assistere alla celebrazione della Pasqua.
La chiesa, durante il rito della notte è illuminata da centinaia di candele: ne sono ornati i lampadari, i muri, l’altare e tutti fedeli ne hanno una tra le mani.
I riflessi d’oro sugli affreschi, sulle vesti celebrative è spettacolare…tutto è immerso in un surreale mormorio di preghiera.
Lentamente, nel corso delle ore, le candele si spengono, la luce cala poco per volta fino ad arrivare al buio totale…il simbolismo di questo gesto è potentissimo: con la morte di Cristo il mondo è avvolto dalle tenebre.
Il giorno successivo avverrà il contrario: una ad una le candele saranno riaccese e dalla notte profonda si arriverà alla luce intensa di centinaia di candele oscillanti…ecco Cristo è risorto!
Dečani offre questa luce antichissima.
La mattina di Pasqua il sole entra dalle vetrate bianco e intenso, come lame di luce che accompagnano lo sguardo ai dipinti maestosi, alle storie del Vangelo, alle reliquie dorate, e si muove con il tempo che passa inquadrando a poco a poco tutto lo spazio.
Non si può capire la luce di Dečani in un solo istante, perché Dečani offre centinaia di anni di culto e di arte, di guerra e di preghiera.
La luce di Dečani è nelle persone che si prostrano, nei monaci che la conservano nell’anima, nei muri, nei soffitti, dentro, fuori e intorno….
Prima di andare la guardo un’ ultima volta dal portone esterno: avrei giurato che fosse giallina quando sono arrivata, di quel giallo simile al tufo e adesso….adesso perché sembra quasi rosa?
“io ti invidio…perché vedrai per la prima volta la luce di Dečani”.
Il cammino che mi separa da Dečani è di diversi giorni ancora, ma questa frase si ripete di continuo nella mia testa durante l’attesa.
Per un fotografo la luce è tutto, sorprende sempre nelle sue infinite sfaccettature, è mutabile, inaferrabile, è per questo forse che il fotografo si intestardisce tanto a inseguirla armato di un mezzo che ha solo due variabili di funzionamento….l’utopia della bellezza…
La promessa di un posto che possiede una sua luce non può che essere affascinante.
Dečani è un monastero della Chiesa Ortodossa Serba in Kosovo, la sua importanza spiritale per gli ortodossi non deriva soltanto dal fatto che sia la più grande chiesa medievale dei Balcani, ma forse dal fatto che è stata fondata dal re serbo Stefano Dečanski nel 1327, che è sepolto nel monastero stesso, facendo di Dečani anche un mausoleo. Dečani all’interno del suo stile romanico contiene il più grande affresco bizantino giunto fino a noi: migliaia di ritratti e storie che ripercorrono il Nuovo Testamento .
Nel 2004 viene inserito nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO e fino al 2014 era sotto la protezione delle Nazioni Unite.
Io ho avuto davvero la fortuna di scoprire la luce di Dečani, perché i miei occhi hanno potuto assistere alla celebrazione della Pasqua.
La chiesa, durante il rito della notte è illuminata da centinaia di candele: ne sono ornati i lampadari, i muri, l’altare e tutti fedeli ne hanno una tra le mani.
I riflessi d’oro sugli affreschi, sulle vesti celebrative è spettacolare…tutto è immerso in un surreale mormorio di preghiera.
Lentamente, nel corso delle ore, le candele si spengono, la luce cala poco per volta fino ad arrivare al buio totale…il simbolismo di questo gesto è potentissimo: con la morte di Cristo il mondo è avvolto dalle tenebre.
Il giorno successivo avverrà il contrario: una ad una le candele saranno riaccese e dalla notte profonda si arriverà alla luce intensa di centinaia di candele oscillanti…ecco Cristo è risorto!
Dečani offre questa luce antichissima.
La mattina di Pasqua il sole entra dalle vetrate bianco e intenso, come lame di luce che accompagnano lo sguardo ai dipinti maestosi, alle storie del Vangelo, alle reliquie dorate, e si muove con il tempo che passa inquadrando a poco a poco tutto lo spazio.
Non si può capire la luce di Dečani in un solo istante, perché Dečani offre centinaia di anni di culto e di arte, di guerra e di preghiera.
La luce di Dečani è nelle persone che si prostrano, nei monaci che la conservano nell’anima, nei muri, nei soffitti, dentro, fuori e intorno….
Prima di andare la guardo un’ ultima volta dal portone esterno: avrei giurato che fosse giallina quando sono arrivata, di quel giallo simile al tufo e adesso….adesso perché sembra quasi rosa?