Se avete deciso di abbandonarvi alle emozioni forti e farvi
trascinare nel caos e nel movimento, allora Fes fa per voi.
La medina di Fes è un susseguirsi di suk: mercati, botteghe, minuscoli artigiani si rincorrono con ritmo incessante, su e giù per vicoli, nel labirinto colorato e brulicante di Fes.
Senza tregua: scarpe, carne, spezie, ceramiche, borse, pentole, si affacciano dalle piccole porte e inseguono le persone che si avventurano a Fes.
Orientarsi è difficile nello stordimento dei personaggi che cercano di agganciare i turisti, tra un mendicante e un luogo di preghiera, Fes tocca i due estremi della natura dell’uomo, materiale e spirituale, nucleo commerciale e importante meta di pellegrinaggio.
Ogni vicolo di Fes riserva una sorpresa: un odore, un viso, un colore, un movimento, un suono…ci si possono passare intere ore, senza rischiare minimamente di annoiarsi.
E se ci si immerge completamente in questo scenario, guardando al di là del prodotto turistico, si scopre una città incantata, una città dalla storia lontana: incastonate fra le case ammucchiate si nascondono architetture straordinarie, dal fascino estetico raffinato e dal profondo valore storico.
Mestieri immutati da secoli si ripetono tra le mura così vicine, tramandati da generazioni, ripetuti, inalterati, in ogni gesto.
I tintori di Fes sono famosissimi, frotte di turisti acquistano prodotti e pellame nelle botteghe, non tutti salgono in cima ad osservare come si svolge il trattamento: c’è un odore sgradevole e molto pungente, c’è fango, vapore e una veduta da girone dell’inferno. Questo lavoro è rimasto lo stesso da oltre 1500 anni, gli attrezzi fondamentali per svolgerlo sono le mani e i piedi…e un coltellaccio fuori ordinanza. La pazienza e il ritmo si occupano del resto.
Così Fes si rivela nelle sue radici più profonde, nella sua storia, nella sua cultura, trattiene la sua essenza agli occhi curiosi, di notte si anima, si contorce, autentica, caotica…rimane piena della sua vita in ogni istante, soprattutto quando i turisti sono a riposo.
Si ripete il suo pulsare come si ripetono i disegni geometrici nelle moschee, che scandiscono la preghiera e accompagnano verso l’infinito.
Persino gli echi dei minareti, sul far della sera, rimbalzano da un punto all’altro della città con assoluta energia, si rincorrono da punti lontani, si sovrappongono su diversi toni, creando una rete di suoni avvolgenti, solenni.
La voce del muezzin si diffonde maestosa, si moltiplica su ogni tetto, in ogni strada, sull’intricato disegno delle terrazze.
È necessario il silenzio dell’anima per comprendere che finalmente il tempo si è fermato, perché ha raggiunto il suo ritmo più intenso.
È necessario il silenzio, per comprendere la città del frastuono.
La medina di Fes è un susseguirsi di suk: mercati, botteghe, minuscoli artigiani si rincorrono con ritmo incessante, su e giù per vicoli, nel labirinto colorato e brulicante di Fes.
Senza tregua: scarpe, carne, spezie, ceramiche, borse, pentole, si affacciano dalle piccole porte e inseguono le persone che si avventurano a Fes.
Orientarsi è difficile nello stordimento dei personaggi che cercano di agganciare i turisti, tra un mendicante e un luogo di preghiera, Fes tocca i due estremi della natura dell’uomo, materiale e spirituale, nucleo commerciale e importante meta di pellegrinaggio.
Ogni vicolo di Fes riserva una sorpresa: un odore, un viso, un colore, un movimento, un suono…ci si possono passare intere ore, senza rischiare minimamente di annoiarsi.
E se ci si immerge completamente in questo scenario, guardando al di là del prodotto turistico, si scopre una città incantata, una città dalla storia lontana: incastonate fra le case ammucchiate si nascondono architetture straordinarie, dal fascino estetico raffinato e dal profondo valore storico.
Mestieri immutati da secoli si ripetono tra le mura così vicine, tramandati da generazioni, ripetuti, inalterati, in ogni gesto.
I tintori di Fes sono famosissimi, frotte di turisti acquistano prodotti e pellame nelle botteghe, non tutti salgono in cima ad osservare come si svolge il trattamento: c’è un odore sgradevole e molto pungente, c’è fango, vapore e una veduta da girone dell’inferno. Questo lavoro è rimasto lo stesso da oltre 1500 anni, gli attrezzi fondamentali per svolgerlo sono le mani e i piedi…e un coltellaccio fuori ordinanza. La pazienza e il ritmo si occupano del resto.
Così Fes si rivela nelle sue radici più profonde, nella sua storia, nella sua cultura, trattiene la sua essenza agli occhi curiosi, di notte si anima, si contorce, autentica, caotica…rimane piena della sua vita in ogni istante, soprattutto quando i turisti sono a riposo.
Si ripete il suo pulsare come si ripetono i disegni geometrici nelle moschee, che scandiscono la preghiera e accompagnano verso l’infinito.
Persino gli echi dei minareti, sul far della sera, rimbalzano da un punto all’altro della città con assoluta energia, si rincorrono da punti lontani, si sovrappongono su diversi toni, creando una rete di suoni avvolgenti, solenni.
La voce del muezzin si diffonde maestosa, si moltiplica su ogni tetto, in ogni strada, sull’intricato disegno delle terrazze.
È necessario il silenzio dell’anima per comprendere che finalmente il tempo si è fermato, perché ha raggiunto il suo ritmo più intenso.
È necessario il silenzio, per comprendere la città del frastuono.