Il Kosovo è il paese degli avvenimenti surreali.
La bambina che appare dentro al cimitero bombardato, il vecchio incisore di lapidi che vedendomi fumare ha voluto per forza offrirmi una sigarette delle sue…e la terra di nessuno, un territorio senza appartenenza in cui sono confinati i rom.
Nessuno li vuole. Perché durante il conflitto alcuni di loro si sono schierati con gli albanesi, altri con i serbi e questo li ha messi in una posizione di svantaggio.
Visitare questo luogo può impressionare.
Lo ammetto: la fitta del pregiudizio per un attimo mi ha attraversato il cervello e ho pensato subito che li mi avrebbero rubato qualcosa, che mettevo a rischio l’auto, la macchina fotografica.
Sono contenta della sensazione di miseria che ho provato poco dopo, quando ho scoperto un’accoglienza colorata e piena di entusiasmo.
Mi sono vergognata, come il peggiore e meschino dei ladri. Che brutta cosa avere la testa incastrata nella cultura occidentale, nella realtà che vivo nella mia città.
Ero accolta, ero circondata di bambini.
Mi hanno travolta, trascinata, mi hanno parlato, hanno cantato, hanno ballato, hanno corso e saltato, mi hanno fatto saltare la corda e chiesto mille foto.
È per questo che non importa più niente, non importa chi sono e cos’ho tra le mani, non importa cosa possiedo nel momento in cui sto bene…
…e il mondo intorno, nella terra di nessuno, scompare.
La bambina che appare dentro al cimitero bombardato, il vecchio incisore di lapidi che vedendomi fumare ha voluto per forza offrirmi una sigarette delle sue…e la terra di nessuno, un territorio senza appartenenza in cui sono confinati i rom.
Nessuno li vuole. Perché durante il conflitto alcuni di loro si sono schierati con gli albanesi, altri con i serbi e questo li ha messi in una posizione di svantaggio.
Visitare questo luogo può impressionare.
Lo ammetto: la fitta del pregiudizio per un attimo mi ha attraversato il cervello e ho pensato subito che li mi avrebbero rubato qualcosa, che mettevo a rischio l’auto, la macchina fotografica.
Sono contenta della sensazione di miseria che ho provato poco dopo, quando ho scoperto un’accoglienza colorata e piena di entusiasmo.
Mi sono vergognata, come il peggiore e meschino dei ladri. Che brutta cosa avere la testa incastrata nella cultura occidentale, nella realtà che vivo nella mia città.
Ero accolta, ero circondata di bambini.
Mi hanno travolta, trascinata, mi hanno parlato, hanno cantato, hanno ballato, hanno corso e saltato, mi hanno fatto saltare la corda e chiesto mille foto.
È per questo che non importa più niente, non importa chi sono e cos’ho tra le mani, non importa cosa possiedo nel momento in cui sto bene…
…e il mondo intorno, nella terra di nessuno, scompare.