Nel 1975 chiude lo storico mattatoio di Roma di Testaccio,
oggi ristrutturato e famoso museo d’arte, il MACRO, e la sua eredità artigiana passerà al mattatoio
periferico di viale Palmiro Togliatti.
Con un’area di 230mila metri quadri e oltre 50 operatori di settore all’interno, la struttura a ferro di cavallo del mattatoio di Togliatti, è un esempio funzionale ed estremamente pulito dell’esercizio della macellazione.
Risponde alle esigenze più disparate: un lato è adibito alla macellazione della carne nel rispetto della religione islamica e persino alla tradizione ebraica kosher, un padiglione è completamente adibito al pollame, le numerose celle frigorifero garantiscono la conservazione delle carni durante la frollatura.
Sembra un film…e di film ne hanno girati all’interno, non ultimo Tinto Brass, ma il mattatoio di Togliatti è oggi famoso perché al centro di polemiche e lotte cittadine.
Si perché l’area del mattatoio vorrebbe essere (s)venduta all’AMA e tutto il centro essere spostato a Guidonia….ma perché a Guidonia? C’è meno spazio, c’è bisogno di un adeguamento delle strutture considerevole, senza contare la garanzia attuale delle carni, la tracciabilità e il chilometro zero…. In realtà non esiste una spiegazione chiara, se non quella di un gioco politico a cui gli operatori non intendono stare,, sicuramente perché subito dopo il trasferimento si sono autofinanziati per adeguare lo stabile alla normative CEE e sicuramente perché lo staff che ruota all’interno del mattatoio corrisponde a circa 50mila lavoratori.
Gli operatori resistono, perché questo edificio non solo risponde alle esigenze strutturali ed è altamente efficiente (in grado di sopravvivere ad un blackout per 90 giorni), ma porta con se anche una storia che si tramanda da generazioni.
Resistono.
Non hanno mollato neanche dopo l’incendio doloso del 2001 che ha reso inagibile il lato destro dello stabile, e la dimostrazione che la struttura è solida arriva dalla dichiarazione del comandante dei Vigili del Fuoco: “i danni corrispondono appena al 3,3%...”
Visitare questo lato è come trovarsi tra i versi dell’inferno dantesco, tra macerie bruciate e pannelli arrugginiti una scritta avverte, non passa mai di moda: siamo tutti in pericolo.
Con un’area di 230mila metri quadri e oltre 50 operatori di settore all’interno, la struttura a ferro di cavallo del mattatoio di Togliatti, è un esempio funzionale ed estremamente pulito dell’esercizio della macellazione.
Risponde alle esigenze più disparate: un lato è adibito alla macellazione della carne nel rispetto della religione islamica e persino alla tradizione ebraica kosher, un padiglione è completamente adibito al pollame, le numerose celle frigorifero garantiscono la conservazione delle carni durante la frollatura.
Sembra un film…e di film ne hanno girati all’interno, non ultimo Tinto Brass, ma il mattatoio di Togliatti è oggi famoso perché al centro di polemiche e lotte cittadine.
Si perché l’area del mattatoio vorrebbe essere (s)venduta all’AMA e tutto il centro essere spostato a Guidonia….ma perché a Guidonia? C’è meno spazio, c’è bisogno di un adeguamento delle strutture considerevole, senza contare la garanzia attuale delle carni, la tracciabilità e il chilometro zero…. In realtà non esiste una spiegazione chiara, se non quella di un gioco politico a cui gli operatori non intendono stare,, sicuramente perché subito dopo il trasferimento si sono autofinanziati per adeguare lo stabile alla normative CEE e sicuramente perché lo staff che ruota all’interno del mattatoio corrisponde a circa 50mila lavoratori.
Gli operatori resistono, perché questo edificio non solo risponde alle esigenze strutturali ed è altamente efficiente (in grado di sopravvivere ad un blackout per 90 giorni), ma porta con se anche una storia che si tramanda da generazioni.
Resistono.
Non hanno mollato neanche dopo l’incendio doloso del 2001 che ha reso inagibile il lato destro dello stabile, e la dimostrazione che la struttura è solida arriva dalla dichiarazione del comandante dei Vigili del Fuoco: “i danni corrispondono appena al 3,3%...”
Visitare questo lato è come trovarsi tra i versi dell’inferno dantesco, tra macerie bruciate e pannelli arrugginiti una scritta avverte, non passa mai di moda: siamo tutti in pericolo.